Quota cento: ecco chi ne ha fatto richiesta in Brianza

Sono per la maggior parte uomini e lavorano nel pubblico

Quota cento: ecco chi ne ha fatto richiesta in Brianza
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Quota cento: ecco chi ne ha fatto richiesta in Brianza

Sono per la maggior parte uomini, lavorano nel pubblico - enti comunali, ministeri, regioni, ma anche ospedali, tribunali e, soprattutto, scuole - e hanno presentato la domanda attraverso i patronati.

Ha un profilo ben delineato il lavoratore medio che ha fatto richiesta per andare in pensione con quota 100, la misura fortemente voluta dal vicepremier leghista Matteo Salvini e inserita nella Legge di Bilancio che (per una finestra di tre anni) consente l’uscita anticipata dal mondo del lavoro per quelle persone che vantano almeno 38 anni di contributi e con un’età anagrafica minima pari a 62 anni.

Criticata da alcuni (che ne contestano l’efficacia e, soprattutto, il peso che potrà avere sui conti pubblici), acclamata come il superamento della Legge Fornero da altri, la misura ha indubbiamente già dato i suoi frutti visto che, non solo molte domande sono già state accolte, ma le mensilità sono, in taluni casi, già state erogate.

I dati dell’Inps

Un primo quadro di come i contribuenti hanno risposto alla misura lo offre I’Inps, che ha pubblicato i dati relativi alle domande presentate al 9 aprile (martedì scorso). Numeri alla mano, nell’area della provincia di Monza e Brianza, si è toccata quota 857 richieste. Si tratta, tuttavia, di un numero parziale, visto che in esso non rientrano i (tantissimi) lavoratori del settore pubblico che, nel caso della Brianza, fanno riferimento all’Inps di Milano, che infatti ha sfiorato le 5mila domande.

Complessivamente, in tutta Italia, le domande depositate entro la data presa in considerazione dall’Istituto nazionale di previdenza sociale sono state 115.517, la maggior parte delle quali a Roma (8.565). Seguono Napoli e Milano dove, come accennato, l’alto numero di richieste deve essere imputato al fatto che i lavoratori del settore pubblico di Monza e Brianza devono rivolgersi alla sede meneghina.

Il nodo dei dipendenti pubblici

Un particolare, quello dell’alto tasso di richieste da parte dei dipendenti pubblici, dovuto soprattutto al fatto che hanno goduto di una stabilità maggiore rispetto ai colleghi del privato. «L’alto numero di richieste da parte di dipendenti pubblici è dovuto al fatto che non hanno vuoti contributivi - ha commentato Davide Cappelletti, (nella foto), direttore provinciale del patronato Inca della Cgil Brianza - Questo, a differenza di chi ha lavorato nel privato che, invece, ha avuto più probabilità, soprattutto a partire dal 2008, di rimanere senza lavoro. Senza contare la precarietà dilagante».

Una questione di probabilità, dunque, ma non solo. Ci sono anche professioni, nel pubblico, che hanno registrato un vero e proprio esodo per motivi legati alle difficoltà che stanno attraversando determinati settori, come, ad esempio, la scuola. Tantissimi i docenti che hanno fatto richiesta per andare in pensione con quota 100. «Sono circa una settantina i professori che si sono rivolti a noi - ha proseguito Cappelletti - Il problema è che, ormai da anni, si sentono abbandonati, soli di fronte a ragazzi sempre più difficili e a genitori sempre meno propensi ad ascoltarli. C’è, insomma, un grandissimo malessere che attraversa il settore»

Scuola, ma non solo. Anche un buon numero di dipendenti degli ospedali ha chiesto il pensionamento, tanto che la Cgil ha aperto uno sportello ad hoc all’interno del San Gerardo, nella saletta sindacale.

Ma il timore del sindacato è che, se venissero accettate tutte le richieste avanzate dai dipendenti pubblici, le conseguenze a livello organizzativo potrebbero essere rilevanti. Così come, ha proseguito a spiegare il direttore, potrebbero essere pesanti le ricadute sulla qualità e quantità dei servizi erogati ai cittadini. «Anche perché, per ogni dipendente a riposo, non è detto che venga assunto un giovane. Insomma, non è scontato che, con questo sistema, le pubbliche amministrazioni riaprano le assunzioni».

Tornando ai numeri, nel primo trimestre del 2019, la Cgil ha ricevuto 298 richieste di quota 100, 179 di pensione anticipata e 81 di vecchiaia. Molte meno sono state le richieste che rientrano nello strumento Opzione donna. Solo 14 ne hanno fatto domanda.

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