Annuncio choc, Mattia Muratore dice addio alla Nazionale

Il capitano della nazionale italiana di hochey in carrozzina Mattia Muratore dice addio alla nazionale

Annuncio choc, Mattia Muratore dice addio alla Nazionale
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Il capitano della nazionale italiana di hochey in carrozzina Mattia Muratore dice addio alla nazionale.

Annuncio choc quello dato ieri pomeriggio, mercoledì, direttamente sul suo profilo Facebook dal 34enne arcorese, stella degli Sharks Monza e campione del mondo di "Hockey Wheelchair".

Proprio una settimana fa Mattia, insieme ai suoi compagni di squadra, aveva ricevuto i complimenti e la stretta  di mano del presidente della Repubblica Sergio Mattarella LEGGI QUI

"Ho deciso di staccare per un pò"

"Quello dello scorso weekend a Roma è stato il mio ultimo raduno con la Nazionale - inizia così il post pubblicato da Mattia su Facebook - Ho deciso di staccare per un po'. Chissà, forse sarà solo un arrivederci. Anche perché gli addii non mi sono mai piaciuti e, soprattutto, in questa vita non si può mai sapere cosa accadrà domani. Oggi, però, la mia decisione è questa. È una scelta personale, non dipendente da niente e da nessuno. Semplicemente, che ci piaccia o no, tutto ha un inizio e una fine. Anche i viaggi più incredibili.  Come ho detto ai miei compagni, arrivare dove siamo arrivati è stato un qualcosa di unico, che resterà nella storia di questo sport. Ma la parte più bella è stata il percorso che abbiamo fatto insieme. E che ci ha reso quello che siamo.  Una cosa sola. Spero soltanto che i futuri giocatori azzurri possano avere la fortuna di provare anche solo la metà delle emozioni che ho provato io in questi anni. Indossare questa maglia e portare al braccio questa fascia è stato un privilegio enorme. Continuerò a sentirmele addosso per sempre.  Sono, senza dubbio, una parte di me".

L'omaggio di Mattarella a Mattia

Venerdì della scorsa settimana all’interno della stazione Tiburtina di Roma, nell’ambito de Festival della Cultura Paralimpica, il 34enne Mattia Muratore, arcorese, capitano della nazionale italiana di Hockey in carrozzina, ha incontrato il Capo dello Stato.
La kermesse è stata inaugurata martedì pomeriggio: una rassegna di quattro giorni di sport e non solo inaugurata dal presidente del Comitato paralimpico, Luca Pancalli. Quattro giorni dedicati al tema «sport e disabilità» con dibattiti, mostre, film, libri, storytelling, spettacoli.

"L’emozione è stata tanta"

"L’emozione è stata tanta e non potrebbe essere altrimenti visto che non capita tutti i giorni di poter incontrare e stringere la mano al presidente della Repubblica - ha raccontato Muratore - Abbiamo stretto la mano al presidente e gli abbiamo regalato la  maglia dell'Italia firmata da tutti noi. Lui ci ha risposto che non la merita però l’ha apprezzata tanto perché c’erano le nostre dediche. Questo incontro è importante per tutto il nostro movimento che sta crescendo giorno dopo giorno, soprattutto dopo la fantastica vittoria al Mondiale. La nostra nazionale è una squadra di grandi atleti e grandi uomini. Siamo affiatati, uniti. Ai Mondiali sentivamo l’onore immenso di vestire la maglia azzurra e la voglia di arrivare all’oro perché in campo c’eravamo noi per tutti i ragazzi dell’hockey in carrozzina".

Con Mattia anche il vimercatese Pietro Ravasi

Insieme a Mattia e ai suoi compagni di squadra, anche il vimercatese Pietro Ravasi, storico meccanico della nazionale, ha incontrato il presidente Mattarella. I due, la scorsa settimana, hanno anche ricevuto la benemerenza civica da parte dell’Amministrazione comunale monzese direttamente dalle mani del sindaco Dario Allevi.
Mattia, dicevamo, con grande forza di volontà è riuscito non solo a superare le difficoltà dovute a una rara malattia genetica che lo costringe su una sedia a rotelle dalla nascita, ma anche a terminare brillantemente il suo percorso di studi in Giurisprudenza ed oggi può fregiarsi del titolo di avvocato. Attualmente lavora all’università degli Studi di Milano Bicocca e si occupa di gare e appalti.

Mattia volto conosciuto in città

Il 34enne è un volto molto conosciuto in città. Ha frequentato le scuole della città: elementari in via Edison, medie alla Stoppani e poi si è diplomato al liceo scientifico «Frisi» di Monza. Nonostante i suoi problemi fisici, il campione del mondo non si è mai perso d’animo e, terminati gli studi del liceo, ha deciso di iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano Bicocca e, successivamente, è diventato avvocato.

"La malattia non mi ha mai impedito di fare quello che facevano gli altri - aveva raccontato Muratore in una recente intervista rilasciata al Giornale di Vimercate - Certo, ho sempre avuto bisogno di un occhio particolare, specialmente da piccolo, quando dovevo essere protetto da molti pericoli per via della mia malattia".

La malattia è stata una compagna costante della sua vita

La malattia è stata una compagna costante della sua vita. Anche sotto questo aspetto il 34enne si è sempre rivelato un campione: non ha mai voluto nascondere la sua patologia, anzi da parecchi anni partecipa volentieri ad incontri organizzati nelle varie scuole per raccontare la sua esperienza di vita.

"L’Osteogenesi imperfetta di cui soffro comporta una marcata fragilità ossea- racconta il giovane - Quando ero piccolo avevo l’ossatura molto delicata e mi bastava un forte colpo di tosse per procurarmi fratture alle costole. Fortunatamente, con il tempo, le ossa si sono un po’ rinforzate e la mia condizione è migliorata anche se sono, comunque, costretto a muovermi su una sedia a rotelle e non sempre è cosa facile".

L’avvicinamento allo sport di Mattia è nato per caso

L’avvicinamento allo sport di Mattia è nato per caso quando, molti anni fa, desideroso di praticare una disciplina sportiva ha scoperto l’hockey su carrozzella elettrica grazie al suo ex professore di Educazione fisica alle scuole medie, il prof. Enea Spilinbergo.

"Non trovavo una disciplina adatta a me - ha raccontato ancora – Finché ho incontrato per miracolo il nostro sport, che tra l’altro è l’unico adatto ai disabili gravi. Gli atleti delle Paraolimpiadi hanno una disabilità medio grave, spesso hanno moltissima forza nelle braccia. I nostri atleti invece non solo non hanno l’uso delle gambe ma spesso hanno una forza residua molto bassa, grazie alle carrozzine elettriche però riescono ad avere un ruolo importante nella squadra".

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