Il prof. Mantegazza in libreria con "Diario di un razzista"

L'ex assessore alla Cultura di Arcore e docente universitario pubblica con Kanaga Edizioni "Diario di un razzista", per riflettere sulle urgenti contromisure pedagogiche

Il prof. Mantegazza in libreria con "Diario di un razzista"
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Le confessioni di un giovane razzista: la necessità di capire, per combattere.
L'ex assessore alla Cultura di Arcore e docente universitario Raffaele Mantegazza pubblica con Kanaga Edizioni "Diario di un razzista", per riflettere sulle urgenti contromisure pedagogiche.

Si tratta del suo esordio nel campo della narrativa

Il diario è scritto a mano su un quaderno a spirale a righe di piccolo formato con la copertina blu; è stato scritto con una penna di colore nero. La grafia è angolosa, nervosa ma leggibile.

Il diario racconta poco meno di un anno di vita di un sedicenne, la sua adesione alle ideologie neofasciste e neonaziste, il profondo razzismo e l’odio del diverso. La storia e i personaggi sono di fantasia, eppure non è difficile cogliere rimandi a quanto accade realmente, ogni giorno.

Diario di un razzista è la nuova opera di Raffaele Mantegazza, docente di Scienze Umane all’Università Bicocca e già autore di studi e volumi sui temi del razzismo, del dialogo inter-religioso, pubblicata con Kanaga Edizioni.

L'autore

Raffaele Mantegazza insegna Scienze Umane al Dipartimento di Medicina e Chururgia dell''Università di Milano Bicocca. Nelle sue ricerche si occupa della Shoah, di dialogo inter-religioso, di razzismo e antifascismo, del tema della morte. Ha pubblicato recentemente Lettera a un neonazista, Narrare la fine (Castelvecchi), Educare (con) gli alieni (Castelvecchi). Svolge laboratori nelle scuole e corsi di aggiornamento per insegnanti. Vive ad Arcore (MB) e ha due figli, Emanuele e Arianna.

"Un'opera tragicamente realistica"

"Questa è un’opera di fantasia ma purtroppo non è un’opera fantastica, anzi è tragicamente realistica. Ho cercato di entrare nelle idee di una persona, idee che non condivido e che anzi cerco di combattere in tutti i modi possibili in una democrazia; idee che a rigore non sono neanche tali, ma sono il distillato dell’odio della paura e della violenza, reazioni quasi automatiche a slogan, parole d’ordine urlate e accompagnate dalla violenza non solo verbale. Il razzismo non è un’opinione ma una menzogna che costituisce la base della discriminazione e della negazione di tutte le opinioni possibili", spiega l’autore, Raffaele Mantegazza.

Il diario racconta strategie e tecniche usate dai gruppi neofascisti

Il Diario racconta, attraverso lo sguardo e le parole di O.R., le strategie e le tecniche usate dai gruppi neofascisti e neonazisti, e in particolare le convinzioni, gli atteggiamenti, le azioni razziste, che si mescolano, fino però a soffocarle, alle normali vicende di un sedicenne (alle prese con la scuola, i primi amori, i conflitti familiari).
Intenzione dell’autore è stimolare una riflessione sulla necessità di un impegno educativo e pedagogico, soprattutto rivolto alle giovani generazioni, per contrastare il razzismo. «Occorre un patto pedagogico tra tutte le forze democratiche – prosegue Mantegazza – in modo che la risposta sia sistematica e capillare. La scuola è fondamentale ma non basta».

"Forse uno dei modi per combattere il razzismo è provare a capire meglio le sue affermazioni e la personalità chi le manifesta e le pubblicizza – conclude l’autore nella postfazione al volume – Il senso di questo piccolo libro è stimolare questa comprensione. Come direbbe Spinoza, “non ridere, non lugere, neque detestari sed intelligere”. Ma mai giustificare".

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La trama

Un diario fittizio per una situazione purtroppo realistica. Diario di un razzista ricostruisce sotto forma di narrazione autobiografica la vicenda di tanti adolescenti che vengono catturati dalle ideologie razziste, neofasciste e neonaziste. Attraverso le pagine di diario del sedicenne O.R. è possibile studiare le tante e scaltre strategie (dalla musica, allo sport, alla violenza vera e propria) attraverso le quali i maestri dell'odio lavorano sui più giovani. E soprattutto è possibile trovare contromisure pedagogiche che sono urgenti e non più rimandabili.

 

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