La straordinaria storia dell'alpino Rodolfo Beretta su Rai1

E' stata protagonista della puntata di "Porta a Porta" andata in onda ieri sera, giovedì

La straordinaria storia dell'alpino Rodolfo Beretta su Rai1
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La straordinaria storia dell'alpino Rodolfo Beretta su Rai1. E' stata protagonista della puntata di "Porta a Porta" andata in onda ieri sera, giovedì.

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La storia dell'alpino Beretta in tv

"1918-2018: la Grande guerra vinta dagli italiani". E' il titolo della puntata di "Porta a Porta" andata in onda ieri sera, giovedì. Al centro, l’appassionane storia dell’alpino Rodolfo Beretta, tornato a casa, in città, a 102 anni dalla morte.

In studio da Bruno Vespa - accanto a Claudio Graziano, Capo di Stato maggiore della Difesa, ed al ministro della Difesa Elisabetta Trenta - c'era  Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Quest'ultimo è lo studioso che ha dato un nome ai resti del besanese trovati sull’Adamello lo scorso mese di aprile.

L’alpino ritrovato sull’Adamello tornerà a Besana
I resti dell'alpino trovati sull'Adamello

Tra i resti, la penna realizzata con i bossoli

In un video, Nicolis ha mostrato il punto esatto sull'Adamello dove sono stati ritrovati i resti dell'alpino Beretta, insieme a quelli di un altro compagno d'armi, non ancora identificati.

Tornati in studio, i riflettori sono stati puntati su alcuni effetti personali del besanese. Gli scarponi con la carta di giornale e il pelo di coniglio per tenere caldi i piedi, la ricevuta di spedizione del pacco di abiti  che il papà Paolo aveva fatto partire da Villa Raverio. La pipa con ancora parte del tabacco. E una penna, realizzata da Beretta con dei bossoli.

"Aveva anche tre matite. Prove della sua passione per la scrittura", ha spiegato Nicolis.

Travolto da una valanga nel 1916

Era partito per il fronte, come tanti giovani uomini della sua generazione. E non era più tornato a casa, a Villa Raverio. Chissà quanto lo avranno atteso i suoi genitori: giorni, settimane, mesi. Divenuti poi anni, senza più una notizia. Con il nome del figlio inserito nella lunga lista dei dispersi. Intanto lui giaceva senza vita a 3mila metri di quota sull’Adamello. Vittima, a soli trent’anni, non di una pallottola nemica, ma della natura matrigna di quei luoghi. Una valanga lo aveva infatti travolto mentre portava il rancio ai commilitoni in prima linea. Era il novembre del 1916, come appurato oggi dalle ricerche eseguite. C’erano neve, ghiaccio, temperature sotto zero. Per raggiungere i compagni, doveva compiere una vera e propria scalata. Al posto delle corde di sicurezza, c’erano i cavi telefonici.
A centodue anni di distanza il ghiacciaio, ritirato a causa del riscaldamento globale, ha restituito i resti dell’alpino Rodolfo Beretta, nato in città il 13 marzo del 1886, celibe, in forza al Quinto reggimento alpini, nel distretto militare di Monza. Che ora, finalmente, potrà fare ritorno a casa.
Le operazioni di riconoscimento - spesso impossibili da portare a termine in casi analoghi - sono partite da quanto rimasto degli abiti e gli effetti personali rinvenuti accanto a Rodolfo. Un gilet grigioverde logoro, un cappello, una pipa, vecchi scarponi. Ed un ammasso di cartoline e timbri postali ridotti in poltiglia.
Attraverso un minuzioso intervento di recupero, condotto dall’Ufficio beni archeologici della Provincia autonoma di Trento guidato da Franco Nicolis, è stata ricomposta una ricevuta di spedizione ferroviaria, datata 19 novembre 1915. Un ricordo caro per l’alpino, un filo diretto con la sua casa. Era legata al pacco di indumenti invernali che il papà gli aveva mandato da Villa Raverio. Il tentativo di proteggere da lontano il figlio soldato. Riportava le generalità complete: nome, cognome, destinatario, reggimento.
Grazie all’Onorcaduti, il Commissariato Generale Onoranze Caduti in guerra del Ministero della difesa, si è arrivati infine a Besana. Prima ai carabinieri della caserma di via San Camillo a cui è toccato il compito di portare la notizia del ritrovamento ai famigliari di Rodolfo.

Accolto in città con tutti gli onori

Sabato 13 e domenica 14 ottobre, la città ha riabbracciato il suo ragazzo partito per il fronte e mai rientrato.
Sabato pomeriggio erano stati il sindaco Sergio Cazzaniga, i famigliari di Beretta, una rappresentanza di Penne nere ed ex Combattenti a scortare fino a Besana le sue spoglie da Trento, dove la cerimonia era iniziata di prima mattina. Un momento di raccoglimento al cimitero monumentale e poi la partenza verso il Menzonigo, dove l’alpino era nato il 13 maggio del 1886. In serata, alle 19, villa Borella aveva ospitato un incontro dedicato alle attività svolte per il recupero e il riconoscimento del caduto, mentre domenica era stato il giorno della solenne cerimonia di sepoltura nella cappella dei Caduti di guerra e dei sacerdoti.

 

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