L'Anpi contro la "Marcia della Vittoria"

Polemiche sulla manifestazione provinciale organizzata per il 3 e 4 novembre

L'Anpi contro la "Marcia della Vittoria"
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La "Marcia della Vittoria" rischia di diventare "Marcia della discordia". Come già anticipato sul numero di questa settimana del Giornale di Vimercate, la marcia, organizzata per sabato 3 novembre, crea polemiche e divisioni.

Una marcia per le strade dei Comuni della provincia, per celebrare il centenario della vittoria dell’Italia nella Prima guerra mondiale e per ricordarne i caduti, che rischia però di diventare, appunto, una marcia della... discordia.
Fa registrare già le prime polemiche la manifestazione organizzata per il 3 e 4 novembre prossimi dall’Unione nazionale ufficiali in congedo, dalla Prefettura di Monza e Brianza, dalla Provincia e da AssoArma.

Con la collaborazione di molte associazioni combattentistiche.

"Marcata connotazione militare"

A far discutere è la "marcata connotazione militare" come si legge nel programma che l’evento avrà. A cominciare dalle marce che i partecipanti affronteranno nell’arco della giornata di sabato 3 novembre.
Gli organizzatori hanno infatti previsto la creazione di 8 colonne di persone in divisa militare che muoveranno dalle 9 di sabato da 8 Comuni (Ceriano laghetto, Misinto, Lazzate, Briosco, Veduggio, Aicurzio, Cornate, Busnago) per raggiungere dopo ben 8 ore (5 di marcia effettiva e tre per le soste davanti ai monumenti dei caduti nei vari Comuni che saranno attraversati) e 20 chilometri circa, Vedano, Lissone, Muggiò, Biassono, Arcore, Villasanta, Concorezzo e Brugherio.

Qui le otto colonne verranno sciolte. Per poi ritrovarsi, in formazione ridotta, la mattina successiva, domenica 4 novembre, giorno della vittoria, e riprendere la marcia alla volta di Monza dove, in piazza Trento e Trieste, è prevista la cerimonia istituzionale.

L'Anpi MonzaBrianza all'attacco

Un intento celebrativo dei caduti, che però, soprattutto per i tanti riferimenti militari, ha fatto storcere il naso all'Anpi di Monza Brianza che ieri, martedì, ha preso posizione contro la manifestazione.

"Anpi di Monza e Brianza e Aned di Monza e Sesto, in coerenza alla loro storia, parteciperanno, come avviene ogni anno, alle celebrazioni civili, che si svolgeranno in tutti i comuni in occasione del 4 novembre - si legge nel documento firmato dal Comitato provinciale Anpi di Monza e Brianza e Aned Sesto San Giovanni  - Partecipiamo perché vogliamo testimoniare tutta la nostra pietà per le vittime innocenti di una guerra atroce. Partecipiamo perché vogliamo manifestare la nostra avversione contro ogni guerra, nel rispetto dei valori dei nostri partigiani e dei principi stabiliti dalla nostra Costituzione.
In coerenza a questi valori e a questi principi non parteciperemo, invece, alla “Marcia della vittoria”, che è prevista per il giorno 3 novembre e che toccherà molti comuni della nostra provincia. Tale manifestazione, infatti, a partire dalle modalità previste per il suo svolgimento, ci sembra improntata ad una celebrazione acritica della “vittoria” e ad uno spirito eccessivamente militaresco. Come abbiamo detto, è giusto esprimere piena solidarietà a tutte le vittime civili e militari di una guerra brutale. E’ altrettanto giusto, però, denunciare i caratteri inaccettabili di una guerra ingiusta provocata da un esasperato spirito nazionalista".

Anche la civica "ImmaginArcore" si schiera contro la marcia

Un intento celebrativo dei caduti, che però, soprattutto per i tanti riferimenti militari, ha fatto storcere il naso anche alla lista civica  di minoranza «ImmaginArcore» che, per bocca del docente universitario Raffaele Mantegazza, parla di «celebrazione ed esaltazione della retorica della vittoria militare. Quando abbiamo letto il programma abbiamo fatto un balzo sulla sedia. In realtà non c’è nulla da festeggiare».

Sindaco di Aicurzio convinto della bontà della manifestazione

Convinto della bontà della manifestazione, invece, il sindaco di Aicurzio Gianmarino Colnago, tra i promotori: «E’ un evento da celebrare nel migliore dei modi, coinvolgendo anche i bambini».
Sono ben 4.103 i militari all’epoca residenti nei Comuni dell’attuale Provincia di Monza e Brianza che non tornarono più a casa.

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