Accusato di lesioni, carabiniere torna in servizio

La decisione è stata presa ieri in Tribunale «perché il fatto non sussiste»

Accusato di lesioni, carabiniere torna in servizio
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Può tornare in servizio uno dei due carabinieri che era stato accusato da un tunisino di averlo malmenato a suon di manganellate durante l’arresto.

Torna in servizio

La decisione è stata presa ieri in Tribunale «perché il fatto non sussiste». Per il collega, invece, si dovrà attendere il 25 maggio, giorno previsto per l’udienza. I due militari, in servizio presso la Compagnia di Monza, erano stati sospesi il mese scorso dopo che il tunisino che avevano arrestato a ottobre nell’area della Fossati-Lamperti di Monza li aveva accusati di violenze. I due carabinieri, che erano stati indagati per calunnia, lesioni e falso in concorso, avevano dovuto riconsegnare pistola e distintivo, ma si sono sempre detti innocenti. Tanto che avevano anche presentato ricorso al tribunale del riesame.

Accusati da un tunisino

Vi avevamo raccontato la loro storia qui.  I fatti contestati risalgono allo scorso ottobre quando, in seguito a una rapina ai danni di un ragazzino di 13 anni, i due militari si erano messi alla ricerca del responsabile. Alla vista degli uomini in divisa, il 33enne  avrebbe afferrato una catena e un coltello, ferendo anche uno dei due carabinieri. Dopo essere riusciti a fatica ad ammanettarlo, i militari lo avevano portato in caserma.  Qui era stato visitato da un operatore del 118, chiamato su richiesta dello stesso tunisino che aveva affermato di non sentirsi molto bene, quindi era stato portato al Sanquirico. Il tunisino la sera stessa della rapina si era liberato della refurtiva rivendendola e comprandosi della droga.

La posizione dei militari

Eppure per la moglie di uno dei due carabinieri accusati, era evidente che qualcosa non tornasse nelle accuse del tunisino. L'uomo aveva raccontato di essere stato percosso per mezz'ora alla Fossati Lamperti sotto la minaccia della pistola, puntatagli contro da uno dei due militari. “Se fosse stato percosso con manganelli, avrebbe dovuto presentare segni più che evidenti e sia l’operatore del 118 che lo aveva visitato in caserma, che il medico del carcere, che i dottori del San Gerardo dai quali era andato tre giorni dopo l’arresto, avrebbero dovuto accorgersene”, aveva fatto notare.

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