Il barcone dei migranti rispedito in Africa

E' il vandalismo ai danni del presepe allestito a Seregno in Abbazia San Benedetto dal Gruppo solidarietà Africa.

Il barcone dei migranti rispedito in Africa
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Il barcone dei migranti rispedito in Africa. Sembra questo il senso del vandalismo ai danni del presepe allestito a Seregno in Abbazia San Benedetto dal Gruppo solidarietà Africa, in particolare dal presidente Paolo Viganò e dal figlio Francesco.

La Natività è riprodotta su un barcone in mezzo al mare

La Natività viene riprodotta su una barca di legno in mezzo al mare, con i personaggi di stoffa che rappresentano i migranti accanto alla Sacra famiglia. Sul fondo la riproduzione di un deserto, con le palme, i cammelli e una tenda.

Qualcuno ha girato la prua del barcone verso l'Africa

Qualcuno, senza farsi vedere mentre l’Abbazia era aperta, fra sabato e domenica e alla vigilia di Natale, ha girato la prua della barca verso l’Africa e non viceversa.
Il manufatto - che rompe gli schemi con un messaggio forte di accoglienza - non è stato danneggiato. Qualcuno sostiene che la barca sia stata anche rovesciata ma Paolo Viganò smentisce.
«Non è stato rovesciato nulla, qualcuno ha soltanto cambiato la direzione della barca. Alla fine della Messa, quando me ne sono accorto, ho detto soltanto che se qualcuno è talmente stupido da venire in chiesa a compiere delle sciocchezze, lo faccia pure... Basterebbe piantare due chiodi per fissare la barca al basamento, ma io non li metto».
Accanto all’originale presepe, sui pannelli laterali, compaiono un brano del Vangelo di Matteo («Ero forestiero e mi avete ospitato...») e il messaggio di Papa Francesco al Forum internazionale «Migrazione e Pace» del febbraio scorso, che propone la «comune risposta» all’arrivo dei migranti: «Accogliere, proteggere, promuovere, integrare».

"Abbiamo realizzato un presepe che può suscitare una provocazione"

«Abbiamo realizzato un presepe che può suscitare una discussione. E’ una provocazione ma non è successo nulla di tragico, è la bambinata di qualche cretino - aggiunge il presidente del Gsa, Paolo Viganò, sorpreso da simile clamore alla vicenda - Su questo tema non mettiamoci sopra il cappello dei sociologi e dei politici, a cui spetta stabilire i flussi migratori. Facciamo i bravi cristiani come ci dice il Vangelo: il buon samaritano non ha chiesto il certificato di residenza a chi ha incontrato sulla strada, ma lo ha sistemato...».
«Un atto di insofferenza», ha commentato l’abate, Michelangelo Tiribilli, che tuttavia ha ridimensionato la portata del gesto.

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