Lacrime e commozione a Birago per l'ultimo saluto ad Alessio

Don Angelo: "Impariamo a stare in silenzio e ad ascoltare il nostro cuore per capire quello che davvero conta nella vita".

Lacrime e commozione a Birago per l'ultimo saluto ad Alessio
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Lacrime e commozione questo pomeriggio nella chiesa di Birago per l'ultimo saluto ad Alessio Polito, il 27enne lentatese morto in un incidente stradale a Cogliate.

Una folla ha dato l'ultimo saluto ad Alessio

La chiesa di Sant'Anna non è riuscita a contenere le tantissime persone accorse per dare l'ultimo saluto al giovane biraghese, molto stimato e apprezzato. Una folla si è stretta alla famiglia in un grande abbraccio, tentando di portare conforto a papà Michele, mamma Antonella, al fratello Giuseppe e alla sorella Celeste. Anche il sacerdote, don Angelo Crippa, ha cercato, per quanto possibile, di alleviare il dolore, ammettendo che anche per lui "non è facile trovare le parole. Provo ancora incredulità e sconcerto per quello che è accaduto". Quindi ha invitato ad appoggiarsi alla fede, anche se è inevitabile porsi tante domande: "Prima ci si chiede dove e come è successo, poi ci si chiede perché? Perché è successo proprio ad Alessio, lui che era così pieno di vita, aveva un lavoro che amava, tanti amici, tanti sogni, tanti progetti? In tanti si saranno chiesti: perché Dio non ha guardato giù? Lo stesso rimprovero che ha fatto la sorella di Lazzaro a Gesù: se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto". Ma il sacerdote ha ricordato che "Gesù non è venuto sulla terra per guarire tutti o ridare la vita a tutti o per eliminare il dolore, però Gesù si fa sempre presente".

Don Angelo: "Impariamo ad ascoltare il nostro cuore per capire cosa è davvero importante"

"Gesù ci insegna a vivere, ci ha detto di volerci bene e di prenderci cura gli uni degli altri - ha proseguito don Angelo - Non dobbiamo cercare solo il nostro benessere, la nostra riuscita, il nostro successo. Queste cose non sono sufficienti. Viviamo in un periodo difficile, sembra che la fede sia un di più, perché la società in cui viviamo ci presenta sempre tanti stimoli, siamo sommersi dalle parole, dalle chiacchiere, da messaggi, da immagini, dai social... E quando capitano queste tragedie ci rendiamo conto di quello che conta davvero ". Ha quindi invitato tutti e specialmente i giovani "a provare a liberarsi da tutte queste parole, queste immagini, e ad ascoltare il cuore, perché dal cuore, stando in silenzio, emergono quelle domande che aiutano a cercare un senso e fanno capire che le tante esperienze che viviamo, anche se positive, non sono sufficienti e le cose che contano sono altre. Riscopriamo un po' di silenzio, chissà che dal silenzio non nasca la speranza di un mondo migliore e di una vita più bella".

 

 

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