'Ndrangheta in Brianza, intimidazioni e pestaggi di una violenza inaudita

Nella zona del canturino numerosi atti intimidatori

'Ndrangheta in Brianza, intimidazioni e pestaggi di una violenza inaudita
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Un'indagine che si basa non su impressioni ma su elementi precisi. Il percorso investigativo, come è stato evidenziato nella conferenza stampa da Ilda Boccassini, con Alessandra Dolci e Sara Ombra della Procura Distrettuale Antimafia, con Luisa Zanetti, Salvatore Bellomo e Giulia Rizzo della Procura di Monza, è partito dall'indagine Infinito e dal summit di Paderno Dugnano al centro anziani "Falcone Borsellino" ormai diventato un punto di riferimento per la ricostruzione delle infiltrazioni mafiose in Lombardia.

Un sistema radicato

Un sistema sempre più radicato e per questo pericoloso. "Mi rivolgo all'antistato per ottenere i benefici" questa la motivazione che emerge con sempre più frequenza nei rapporti stretti con la 'ndrangheta. Le indagini hanno consentito di identificare due elementi di vertice della locale di Limbiate in stretti rapporti con altri sodali della locale di Mariano Comense. E proprio nella zona del canturino si sono concentrati numerosi atti intimidatori dietro i quali era sotteso un vero e proprio disegno criminale per assumere il pieno controllo del territorio di Cantù.

Paura  e omertà

Una violenza inaudita: così i magistrati hanno descritto la modalità di azione di alcuni sodali come nel caso di una persona presa a colpi di arma da fuoco per una questione di assoluta normalità. In piazza Garibaldi a Cantù si compiono pestaggi ai danni degli avventori pubblici. Paura e omertà, insieme a una grande facilità a infiltrarsi nel mondo istituzionale.

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