Omicidio Vivacqua: l'Appello conferma le condanne di primo grado e assolve l'ex moglie

Ergastolo per Giarrana e Radaelli, 23 anni per La Rocca e Barba

Omicidio Vivacqua: l'Appello conferma le condanne di primo grado e assolve l'ex moglie
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Omicidio Vivacqua, la Corte d'Assise d'Appello di Milano conferma la sentenza di primo grado. Quattro ore di camera di Consiglio per arrivare poco prima delle 19 di ieri, martedì 20 giugno, alla lettura del dispositivo che ha confermato l'assoluzione  di Germania Biondo, ex moglie dell'imprenditore di rottami. Paolo Vivacqua, originario di Ravanusa, era stato ucciso il  14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di via Bramante, nel quartiere di San Giorgio a Desio.

Riconfermate le condanne

Riprendendo la decisione dei giudici monzesi, pena massima ad Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, che vengono indicati quali gli esecutori materiali del delitto, mentre 23 anni di reclusione per Salvino La Rocca, il presunto intermediario, e Diego Barba, che nelle vari fasi del processo era stato  indicato quale mandante insieme alla ex moglie, che, però, è stata assolta.

Biondo: "Ho sempre chiesto verità e giustizia"

Imputati tutti presenti in aula. Il processo in mattinata ha proposto gli ultimi interventi dei legali, tra cui quello di Manuela Cacciuttolo, legale di Germania Biondo, quindi le repliche, prima di ritirarsi in Camera di Consiglio. Alla lettura della sentenza in lacrime i parenti, con l'ex moglie che ha dichiarato: "Fin dall'inizio ho sempre chiesto verità e giustizia".

Per l'ex moglie erano stati chiesti 23 anni

In una delle ultime udienze la Procura generale aveva riproposto la pista economico-passionale, tanto che per la Biondo era stata chiesta una condanna a 23 anni e sei mesi di reclusione. Ipotesi che, però, è stata smontata così come nel primo grado. Nel corso del processo i legali hanno ripetutamente evidenziato che "ci sono degli elementi investigativi che non sono stati presi in considerazione", chiedendo l'assoluzione per i loro assistiti. La sentenza ha invece riconfermato le considerazioni del primo grado, lasciando aperti tutti gli interrogativi espressi dai difensori, che ora potranno ricorrere in Cassazione. Tra novanta giorni le motivazioni.

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