Quando un microchip diventa arte

Quando un microchip diventa arte
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Il materiale tecnologico di scarto diventa un'opera artistica.

Quando un microchip diventa opera d'arte

«Cosmografie del microchip» è il titolo della mostra del brianzolo Mario De Leo, che usa il disegno, la scultura, la pittura come fusione di diverse tecniche espressive. Le sue opere nascono dal materiale tecnologico di scarto e da una ricerca tematica che l’artista ama definire «lettere cosmiche», fra  giochi d’ombre e spazi che creano mondi fantascientifici.

Da sabato la mostra in galleria "Mariani"

La mostra "del microchip" verrà inaugurata domani (sabato 3 febbraio) in galleria civica «Mariani» (via Cavour, 26) e potrà essere visitata fino al 18 febbraio.  «La sua creatività e produzione attrae per la sua originalità, cercando nel mistero dell’invisibile. Le visioni sono percezioni immaginarie di collegamenti futuristici nel cosmo», scrive il curatore della esposizione, Walter Tosi.

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Un artista poliedrico, la collaborazione con Ovadia

Di origini pugliesi, 74 anni, Mario De Leo vive a Monza e lavora a Lissone.  Con Moni Ovadia nel 1976 ha fondato la cooperativa musicale «l’Orchestra», mentre insieme a Michele Straniero, studioso di musica popolare, ha dato vita allo «Studio Nazionale di Musica Etnica». Con Luigi Bianco, poeta e giornalista, e Max Marra ha fondato la rivista culturale «Osaon» e, in seguito, il bimestrale «Harta».

Le sue opere in tutta Italia

La sua prima personale è del 1987 a Milano e le sue opere sono in esposizione permanente in Musei nazionali e internazionali. Nel 2011, selezionato da Vittorio Sgarbi, ha partecipato con quattro opere alla 54esima Biennale di Venezia – Padiglione Italia. Nel 2014 una sua opera è entrata a far parte delle Raccolte Permanenti del «Bice Bugatti Club» di Nova Milanese.

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