aMIcittà: quando la comunità diventa parte integrante nella risposta al disagio mentale

Il progetto nasce da una riflessione: spesso nell’ambito della salute mentale, per troppe persone si ricorre ad inserimenti in comunità protette solo perché sul territorio le opportunità di inclusione e di accompagnamento sociale e lavorativo non sono adeguate.

aMIcittà: quando la comunità diventa parte integrante nella risposta al disagio mentale
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A distanza di 40 anni dalla Legge Basiglia che portò alla chiusura degli ospedali psichiatrici in Italia, uno degli otto progetti del bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo punta a curare le persone con malattie mentali e non a rinchiuderli.

aMIcittà

Il progetto aMIcittà ha l’obiettivo di i promuovere cultura, stili di vita e luoghi di aggregazione che favoriscano il benessere delle persone con disagio mentale, rendendo le fragilità risorse preziose. L’iniziativa nasce dalla riflessione che sottolinea la mancata adeguatezza di opportunità inclusive e di accompagnamento sociale e lavorativo per persone con problemi mentali.

I progetti

Con il progetto aMIcittà verranno realizzati 60 progetti di budget di salute, progetti alternativi all’inserimento in strutture psichiatriche che prenderanno in considerazione la persona nel suo complesso dando risposte sul piano abitativo, formativo, lavorativo e di inclusione sociale. Si investirà nella formazione degli operatori e allo stesso tempo coinvolgerà gli ESP, “Esperti in Supporto tra Pari”persone che hanno elaborato un proprio vissuto di difficoltà psicologiche personali come utente psichiatrico, che metteranno a disposizione le proprie esperienze di vita con l’intento di essere d’aiuto all’interno di una relazione paritaria. Il progetto di “Welfare di comunità” vuole anche coinvolgere le reti sociali naturali come vicini di casa, colleghi, baristi, custodi e le realtà sportive e commerciali presenti nel quartiere, per il supporto alle attività di socializzazione, agli inserimenti lavorativi e abitativi. Tante le iniziative che vanno in questa direzione, a partire da “Una Sedia in Cortile!”, una cena comunitaria finalizzata a rinsaldare i legami di prossimità attraverso il coinvolgimento dei vicini di casa più sensibili, con l’obiettivo di favorire l’inclusione delle persone con disagio psichico che abitano il caseggiato.

 

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