Consulenze e truffa: ecco il perchè dell'arresto di Lara Comi

Sulle consulenze truffaldine aveva smentito "categoricamente". Invece, pare confermato il giro di denaro.

Consulenze e truffa: ecco il perchè dell'arresto di Lara Comi
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Consulenze e truffa aggravata al Parlamento Europeo, i tre casi su cui poggiano le accuse all’ex eurodeputata Lara Comi.

Consulenze e truffa, Comi ai domiciliari

Tre episodi, due per consulenze alle sue società e uno di sospetta truffa aggravata al Parlamento Europeo. Sono questi i motivi che all’alba di stamattina, giovedì 14 novembre, hanno portato all’arresto ai domiciliari di Lara Comi. Fatti emersi nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei poveri” che ha colpito il “sistema criminale” che vedeva il suo vertice nel coordinatore di Forza Italia Nino Caianiello e ha fatto tremare la politica di tutta la provincia di Varese.

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Soldi della consulenza e il “regalo” a Zingale

Il primo caso riguarda una consulenza ricevuta dalla società di comunicazione di Comi la Premium Consulting srl, da parte di Afol Metropolitana e del dg Giuseppe Zingale (arrestato anche lui stamane), con la promessa di girare una quota del compenso a Caianiello e a Zingale, appunto. Una manovra già sotto i riflettori quando Comi venne iscritta al registro degli indagati ma che l’europarlamentare smentì categoricamente. Decisive le dichiarazioni dell’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, cui Comi avrebbe parlato della necessità di un “regalo di Natale a Zingale” e che sarebbe stata coinvolta anche in un doppio contratto di consulenza con Afol da 38mila euro di cui 10 “tornati” a Comi. “Finito il lavoro (nel 2018,ndr) andai da Lara e le chiesi se poteva proseguire, mi disse che lei credeva che Zingale volesse una parte del compenso”, ha dichiarato durante l’interrogatorio, aggiungendo che “Lara tornò sull’argomento specificandomi  questa volta con certezza che ottenuto il contratto avrei dovuto dare del denaro a Zingale, quantificando la somma di 10mila euro”.

31mila euro per le elezioni e una tesi scaricata da internet

Nel mirino anche un finanziamento illecito da 31mila euro ricevuto da Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia. Soldi consegnati in vista delle elezioni europee (cui poi Comi non sarebbe stata candidata) e per una consulenza basata su una tesi di laurea sul Made in Italy e la competitività delle piccole torrefazioni di caffè, scaricabile da internet.

Truffa al Parlamento Europeo

Anche la terza vicenda contestata a Comi era già emersa alcuni mesi fa, il contratto con l’addetto stampa Andrea Aliverti. Contratto da mille euro al mese rimborsato dall’Europarlamento, aumentato a tremila ma con l’obbligo di girarne 2mila a Forza Italia per pagare la sede del partito al posto di Comi.

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