Pancreas ricreato nel fegato, c'è un professore di Carate dietro l'eccezionale autotrapianto

Il professor Lorenzo Piemonti, direttore del Diabetes Research Institute del San Raffaele, ha coordinato l’équipe che ha realizzato lo straordinario intervento.

Pancreas ricreato nel fegato, c'è un professore di Carate dietro l'eccezionale autotrapianto
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Ricreato il pancreas nel fegato di un diciannovenne vittima di un grave incidente in moto. C’è la mano di un professore di Carate dietro il primo intervento realizzato in Italia di autotrapianto di beta cellule pancreatiche (la fabbrica dell'ormone controlla-zuccheri) all'interno del tessuto epatico. L'intervento ha permesso di ricreare l'attività endocrina perduta a seguito di un trauma violento con lacerazione del pancreas.

Lavoro in team

Il risultato è stato il frutto della collaborazione tra l’équipe dell’Unità di Processazione delle isole pancreatiche dell’Irccs Ospedale San Raffaele, guidata da Lorenzo Piemonti, 50 anni, direttore del Diabetes Research Institute del San Raffaele insieme a quella della III Divisione di chirurgia degli Spedali Civili di Brescia, guidata da Guido Alberto Massimo Tiberio, professore ordinario di Chirurgia generale dell’Università degli Studi di Brescia.

L'incidente e l'intervento

Il diciannovenne, in un incidente in moto, aveva riportato una lacerazione del pancreas che ha reso necessaria l’asportazione per via laparoscopica del corpo e della coda dell’organo, dove si trova buona parte delle cellule deputate alla produzione di insulina. In un caso come questo il rischio di sviluppare il diabete poco tempo dopo l’intervento è pari al 10-20%. Nel lungo termine, però, la percentuale si alza fino al 50%, influenzando radicalmente la qualità di vita del paziente. Per scongiurare questo rischio l’équipe guidata dal professor Tiberio si è messa in contatto con lo staff del Dri del San Raffaele: in poche ore la parte dell’organo asportata è arrivata al San Raffaele, dove i ricercatori guidati dal caratese Lorenzo Piemonti hanno lavorato l’intera notte per isolare e purificare le beta cellule, deputate alla produzione di insulina. Il giorno successivo il professor Piemonti ha trasferito le cellule a Brescia per reinfonderle nel fegato del paziente. Una volta immesse nel fegato tramite la vena porta, le beta cellule attecchiscono nel giro di qualche settimana e riprendono la produzione di insulina, scongiurando il rischio di sviluppare il diabete. A distanza di tre settimane dal grave incidente il paziente è stato dimesso in eccellenti condizioni generali.

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