Anziano lascia tutto alla badante moldava, il nipote la querela per truffa

L'85enne di Triante, deceduto nel 2015, aveva disposto un lascito pari a 200mila euro a favore della 43enne

Anziano lascia tutto alla badante moldava, il nipote la querela per truffa
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Anziano lascia tutto alla badante moldava, il nipote la querela per truffa

Non appena aveva capito che la sua vita stava volgendo al termine, l’85enne monzese non ci aveva pensato due volte. Aveva preso carta e penna mettendo nero su bianco le sue ultime volontà: gran parte del suo cospicuo patrimonio, ovvero 200mila euro, sarebbe andato alla badante, una signora moldava che, per nove anni, si era presa costantemente cura di lui.

Ma il nipote - il suo unico parente in vita che risiede a Torino e che ha dovuto «accontentarsi» di 50mila euro - non ha accolto di buon grado le estreme volontà dello zio. E così, non appena appreso del lascito, non ha esitato a rivolgersi a un avvocato, querelando per truffa la badante, una 43enne moldava difesa dall’avvocato del Foro di Monza Francesco Mongiu.

Al centro della vicenda c’è, appunto, il testamento scritto dall’anziano di suo pugno e che, secondo il nipote, sarebbe un falso. Tesi smentita poi sia dall’avvocato Mongiu, che si è avvalso della consulenza del professor Pacifico Cristofanelli, uno dei massimi esperti di grafologia in Italia, sia dal perito nominato dal pm. Tanto che proprio il pubblico ministero ha avanzato richiesta di archiviazione al gip. Ma la vicenda è ben lungi dall’essersi risolta.

Il testamento dell’85enne

Tutto ha avuto inizio a luglio del 2015 quando l’anziano monzese, residente a Triante, in seguito all’ennesimo ricovero in ospedale, aveva deciso di mettere per iscritto le sue ultime volontà. Su un foglio aveva scritto che, «nel pieno delle sue capacità mentali», alla sua morte, sarebbero spettati 200mila euro alla donna che «mi ha accudito in tutti questi anni». Mentre al lontano nipote sarebbe spettata la somma di 50mila euro.

Deceduto l’anziano, la donna,  non aveva prestato molta importanza al testamento pensando che, essendo stato scritto a mano e senza la presenza di un notaio, fosse privo di valore legale.

Invece, dopo averne parlato con un suo conoscente, la donna ha realizzato che effettivamente quel denaro le spettava. Si è quindi affidata, in un primo momento, a un avvocato civilista che ha provveduto a informare dei fatti il nipote dell’anziano.

La "guerra" tra i periti

Quest’ultimo non ha perso tempo e si è, a sua volta, affidato a un legale che ha provveduto a far esaminare il testamento olografo da un esperto il quale lo ha ritenuto un falso. Di qui la decisione da parte del nipote di sporgere querela. E la 43enne è finita così iscritta nel registro degli indagati.

Sono quindi partite le attività di indagine, coordinate dal pm Franca Macchia. L’avvocato Mongiu, da parte sua, oltre a raccogliere tutta una serie di elementi a supporto dell’innocenza della sua assistita, ha chiesto a sua volta una perizia grafica, affidandosi a uno dei massimi esperti del campo, il dottor Cristofanelli dell’Università di Urbino. E l’esito, in questo caso, è stato a favore dell’autenticità del testamento manoscritto.

Un risultato condiviso anche da un terzo perito, interpellato questa volta direttamente dalla Procura.
Di qui la richiesta del pm, avanzata al gip, di archiviare la posizione della donna.
E in attesa della decisione del giudice per le indagini preliminari, l’avvocato Mongiu ha depositato in Tribunale a Monza la richiesta di sequestro dei 200mila euro custodita in banca.

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